Come forse si
saprà, una società ha fatto sapere al Comune di Castrezzato di essere
interessata ad insediare nel nostro paese un Centro di ricerca sulle energie
alternative. Benissimo, verrebbe da dire: sono anni che ci diciamo che serve
ricerca e quindi sembra incredibile che - proprio qui - arrivi un centro di
ricerca di questo tipo.
Ci sono - però -
un sacco di dubbi che proviamo ad elencare non già perchè siamo
pregiudizialmente contrari ai centri di ricerca (ci mancherebbe) ma perchè i
proponenti l’iniziativa e le modalità con cui vorrebbero arrivare a Castrezzato
qualche dubbio lo fanno sorgere. Se nelle settimane prossime questi dubbi
verranno cancellati, saremo noi i primi ad essere soddisfatti.
Andiamo con
ordine. Partiamo dalla richiesta di queste due società: sono interessate a
venire a Castrezzato ma non vogliono acquistare l’area e non vogliono pagare
gli oneri di urbanizzazione. Chiedono 30 mila metri quadri di terreno (che il
Comune a titolo diverso dovrebbe evidentemente acquisire e poi girare loro) e
vorrebbero realizzare alcune strutture immobiliari fra cui - lo ricordiamo - un
bunker a prova di bomba atomica per farne un deposito di documentazione
informatica.
Ora, come prima
valutazione, qualche dubbio sorge subito: ma come, vogliono venire a occupare
30 mila metri d’area e non vogliono pagare nulla? Perchè? Capiremmo chiedessero
una qualche forma di agevolazione, ma pagare niente è - francamente - troppo
poco.
Intendiamoci: può
accadere che un Comune possa agevolare ampiamente un’azienda e a maggior
ragione un centro di ricerca. Dipende anche da chi avanza queste richieste,
dalla credibilità che ha, dalla serietà dei progetti che presenta. Facciamo un
esempio: l’Enel chiede di fare a Castrezzato un centro di ricerca ma vuole
delle agevolazioni. L’Enel sappiamo cos’è, che storia ha, che forza ha la sua
ricerca. In una parola: è un’azienda seria e riconosciuta, è credibile. E
quindi si potrebbe, più tranquillamente, agevolare questo progetto.
Ma - e questo è il punto - che
credibilità e solidità hanno le aziende proponenti.
Intendiamoci:probabilmente è gente seria e affidabile (anche se, diciamocelo,
il fatto che sia coinvolta la famiglia di un deputato della Lega e che al
Comune ci sia un sindaco leghista qualche imbarazzo lo crea) ma hanno numeri
piccoli. E soprattutto hanno numeri piccoli rispetto a quel che chiedono: 30
mila metri di area con possibilità di scavare un bunker (grande quanto?, fondo
quanto?). Naturalmente chiedere è lecito. Ma è la risposta che il Comune deve
dare che va pesata bene. Ora, con numeri onorevoli ma
decisamente piccoli, queste società vorrebbero avere gratis 30 mila metri di
area con possibilità di scavare un bunker (grande quanto?, fondo quanto?). Anzitutto, sindaco, vicesindaco e consiglio comunale un qualche
accertamento sulle società proponenti lo devono fare. Non è che basti vedere il
bilancio per dire se una società ha i numeri per chiedere - gratis - 30 mila
metri di area.
E poi: un centro
di ricerche. Bene, entriamo nel merito. Ricerche su cosa, chi lo guiderà, che
tipo di sostegno finanziario ha (o avrà) questo centro di ricerche, quanti
ricercatori avrà? In altre parole: un piano industriale credibile che, per
essere tale, deve avere in parte anche una discreta dote finanziaria. Non è che
possiamo rischiare di dare - gratis - 30 mila metri di area; la società in
qualche modo costruisce questo centro di ricerca e poi, dopo un anno, il centro
chiude e a quel punto diventa qualcos’altro.
L’impressione,
per dirla chiara, è che con la ricerca questa cosa poco o nulla abbia a che
fare. Magari, questo sì, le due società faranno attività in qualche modo legate
all’energia, ma da qui a dire che pensano ad un centro di ricerca ne corre... I
centri di ricerca sono una cosa seria, non nascono nella campagna solo perchè
vicino ci passa la
Brebemi. Un centro di ricerca non è un centro di logistica.
Solitamente i centri di ricerca nascono - semmai - vicino a posti dove già si
fa un po’ di ricerca oppure in posti in grado di attrarre ricercatori. E
questo, detto fra di noi, la zona della Valenca non è nè l’uno nè
l’altro.
Infine una ultima
annotazione. Detti ed elencati tutti i dubbi possibili, resta da sperare che il
Comune, se deciderà per il sì, prenda tutte le cautele del caso. E che sono -
essenzialmente - garanzie di natura economica, ovvero fidejussioni garantite da
primaria banca o compagnia assicurativa riscuotibili dal Comune sulla base di
un calendario dei lavori e dell’andamento del piano industriale.